Quando la parola si fece canto. Alle origini dell’opera in musica

Quando la parola si fece canto. Alle origini dell’opera in musica



Sabato 8 novembre alle 21.00, presso la Sala Galileo, si inaugura la sottoscrizione di un accordo di collaborazione con la Scuola di Musica di Fiesole con una serata dedicata all'”ascolto” di antiche edizioni di musica a stampa dei primi anni del XVII secolo, conservate nel fondo Musica antica della Biblioteca. Progetto scientifico a cura del tenore Marco Angioloni

Lezione-concerto in occasione dell’apertura straordinaria serale della Biblioteca prevista sabato 8 novembre.

All’inizio del Seicento, in una Firenze illuminata dalla curiosità intellettuale e dall’ardore creativo, un piccolo circolo di amici si riuniva attorno al conte Giovanni de’ Bardi. La sua Camerata era più di un semplice luogo d’incontro: era un laboratorio di idee, un crocevia di poeti, umanisti e musicisti, tutti animati dal desiderio di ridare voce alla tragedia antica. In questo teatro cantato, la parola doveva emergere limpida e potente, sostenuta dalla musica senza esserne sopraffatta.
Da queste conversazioni nascono le prime regole dello stile rappresentativo, una nuova maniera di cantare, più vicina alla declamazione che al contrappunto rinascimentale, dove la voce diventa il cuore pulsante della musica. Qui, passo dopo passo, germoglia l’opera come la conosciamo oggi.

Il programma della serata, attingendo al prezioso fondo Musica antica della Biblioteca – di cui si esporrà eccezionalmente una selezione di edizioni  pregiate – attraversa la Firenze musicale delle origini, esplorando le composizioni vocali e strumentali di chi partecipò direttamente o ereditò immediatamente tale effervescenza creativa.

Ascolteremo la musica dei pionieri: Euridice (1600) di Jacopo Peri, autore della prima opera conosciuta (Dafne, 1598, oggi perduta); Le nuove musiche (1602) di Giulio Caccini, manifesto della monodia espressiva. Segue Francesco Rasi, tenore e compositore, primo interprete di Orfeo nell’omonima opera di Claudio Monteverdi, ponte tra la Camerata dei Bardi e la nascita ufficiale del genere operistico.

Si delinea così un ritratto sonoro di Firenze seicentesca attraverso estratti musicali scritti tra il 1598 e il 1620 : un laboratorio di forme nuove, dove l’opera nasce non come spettacolo di intrattenimento, ma come frutto di una riflessione poetica e filosofica sulla straordinaria potenza espressiva della musica, un’arte capace di unire parola, gesto e suono in un’unica voce viva.

Saluti istituzionali

Elisabetta Sciarra, Direttrice della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

Introducono

Bettina Hoffmann, Scuola di Musica di Fiesole
Marco Angioloni, Ensemble Il Groviglio

Programma musicale

Orazio Bassani, Toccata (dal manoscritto di Francesco Maria Bassani, Bologna C.85)
Domenico Belli, Rive ombrose (da Orfeo Dolente)
Francesco Rasi, O dolcezza d’amore (aria a voce sola)
Francesco Rasi, Indarno Febo (aria a voce sola)
Anonimo, Toccata (dal Codice Chigi Q.IV.24)
⁠Jacopo Peri, Gioite al canto mio (aria di Orfeo, da L’Euridice)
⁠Jacopo Peri, Torna deh torna (aria a voce sola)
Girolamo Frescobaldi, Canzona a basso solo (da Canzoni da sonare, Venezia, 1634)
Marco da Gagliano, Non curi la mia pianta (aria di Apollo, da La Dafne)
Giulio Caccini, Ineffabile ardore (aria e coro dei cacciatori, da Il rapimento di Cefalo).
Girolamo Frescobaldi, Se l’aura spira (da Arie musicali, Firenze, 1630)

Interpreti

Marco Angioloni, tenore
Enrico Ruberti, viola da gamba
Claudia Duranti, arpa barocca

 

Ingresso gratuito, fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Via Magliabechi n. 2

Prenotazione consigliata su Eventbrite 

 

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